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Preside: Susanna Niglia   s.niglia@carducciscuola.it
Vice Preside: Lidia Niglia l.niglia@carducciscuola.it
Segreteria:info@carducciscuola.it

     

Seminario per docenti e genitori:

"Stili educativi che favoriscono stima e autostima "

 

Introduzione

Come si possono scoprire e promuovere i talenti dei propri figli? Una domanda centrale per ogni genitore. Una risposta immediata a questa domanda potrebbe essere: guardo il nostro figlio, loscruto dallamatina alla sera, magari anche di notte, mi fisso sulla sua vita dimenticando la mia vita e vivendo solo in funzione del figlio. Allora da qualche parte sbucheranno questi suoi talenti. Una risposta alternativa potrebbe essere di considerare il proprio figlio come il prolungamento di me stesso e di proiettere su di lui l'esistenza e la realizzazione dei talenti che avrei desidarato avere. Un aterza risposta infine, putroppo molto diffusa: per mancanza di interesse, tempo e competenza si lascia il figlio a se stesso e ci si occupa solo di quanto gli serve per la sopravvivenza e delle regole più fondamentali del comportamento.

La prima impostazione elimina il genitore e la seconda il figlio, la terza la relazione tra i due.. Quale potrebbe essere una via di mezzo, vale a dire che fa vivere il genitore e il figlio e la loro relazione dei talenti sia dei figli sia dei genitori?

Una delle energie e delle luci educative più forti nel bene e nel male mi sembra essere la relazione che il genitore ha con la propria vita. Per i figli i genitori sono i primi garanti e interpreti della vita umana. Perciò sono costretto ad interpretare laloro vita a partire da come i genitori vivono la loro stessa vita di mamma-donna, di babbo-uomo. I figli tendono a riprodurre a livello molto profondo gli atteggiamenti di fondo dei genitori nei confronti della vita. Perciò si rivela centrale per l'educazionela relazione che ogni genitore ha con la propria vita. Con "relazione con la vita" intende la mia percezione di fondo con la vita: se la considero in modo positivo o negativo, amabile o odiabile, realizzabile o frustrante, abitabile o inospitabile, degna di gioia o problematica, ecc.. Da questo fatto pedagogico centrale deriva l'adagio: educarsi per educare.

In quaets luce affronteremo anche il tema di oggi: "Alla scoperta dei talenti dei nostri figli". L'incontro perciò si struttura in due parti nella prima vediamo come possiamo scoprire e promuovere i nostri talenti e nella seconda come relazionarsi ai talenti dei nostri figli.

Che cosa è un talento?                              

Il talento
è l'inclinazione naturale di una persona
a far bene una certa attività.


Identikid del talento:

  • azione amata, desiderata,
  • fonte di gioia,
  • nella quale mi trovo a mio agio,
  • che compio volentieri,
  • nella quale mi piaccio,
  • che mi fa conoscere me stesso 
  • che mi realizza,
  • che ricordo volentieri,
  • che mi rende la vita amabile e piacevole,
  • che mi permette di stare in una buona relazione con me stesso e con gli altri che immagino con piacere

“Fare bene un’attività” significa realizzare un’azione degna di applauso. Il talento perciò è un’azione che merita applauso, ammirazione e lode.
Se guardiamo un attimo nella nostra vita scopriamo quanto sia centrale che certe persone ci lodano. Perciò possiamo capire quanto importanti siano i nostri talenti, cioè le nostre azioni degne di lode.

Quali talenti mi vengono proposti come degni di lode e da chi?

Il talento all’ombra

In famiglia: i miei genitori desiderano che io diventi un commerciante come loro ma io desidero fare il tecnico di computer o il pittore. Alla luce della loro propaganda non riesco bene a individuare il lavoro al computer o il dipingere come un’azione lodevole ai miei occhi perché i miei genitori non mi lodano quando compio queste azioni.
La televisione mi presenta la ragazza ideale con le proporzioni standard capace di ballare e di cantare. Io sono un po’ più bassa o un po’ più rotonda e non riesco né a cantare né a ballare allora non considero il mio corpo degno di lode da parte mia.
Gli amici giocano tutti a palla canestra. A me piacerebbe giocare a calcio. Siccome perderei la loro stima (almeno mi sembra) non oso a giocare a calcio.
Sono tutti esempi dove un talento messo in evidenza da chi ha molto influsso su di me mi impedisce a vedere bene il mio talento, un mio agire bene. Perciò non mi fido di esso, non mi riconosco in esso e non voglio realizzarmi in esso.

Il talento re

Al contrario del talento all’ombra esiste anche il fenomeno del “talento re”. Il talento re governa sovrano e sottomette tutti gli altri talenti a sé. Molte persone tendono ad assolutizzare un talento con il quale si identificano in modo esagerato per rassicurarsi.
Possono essere, la propria bellezza, la propria forza fisica, la propria vita sessuale, la capacità sportiva, il suonare uno strumento, la bravura in un mestiere, la conoscenza di tante canzoni, la familiarità con i giocatori della squadra preferita o con gli attori della serie televisiva adorata, ecc..
La felicità della mia vita quotidiana dipende dalla riuscita di quest’attività assolutizzata, la bontà del mio essere dipende da come riesco a realizzare questo mio valore principale. Si può intuire che quest’impresa è molto rischiosa e limitante per l’autorealizzazione.

Tutte e due gli atteggiamenti prescindono da un fatto fondamentale della nostra vita: dalla centralità del nostro essere. In quanto fonte di ogni nostro talento, di ogni nostra inclinazione o attività l’idea che del mio essere fisico-psichico-spirituale è determinante per la scoperta, lo sviluppo e la realizzazione dei miei talenti. Nella misura in cui conosco, amo e aderisco a tutta la mia vita mi si manifestano anche i miei talenti e posso essere in grado a sceglierli e a svilupparli in modo graduale ma convinto e contento. Quali possono essere luci autorevoli che mi rivelano il come del mio essere e gli atteggiamenti adeguati verso di esso?

Il talento virtuale e artificiale

Un terzo tipo di attività piacevole sta acquistando sempre più importanza nella vita di molte persone: il talento virtuale e artificiale. Con talento virtuale si intende un’attività che dipende nella sua realizzazione da una realtà virtuale come la play-station, la televisione, il computer. Realizzato in piccole dosi può dare un grande aiuto all’autointerpretazione e all’auto realizzazione. Vissuta come l’attività della giornata sia per impegno di tempo sia per adesione affettiva mi può alienare dalla mia vita reale. L’effetto dell’alienamento è facile da verificare: la vita quotidiana mi fa schivo o mi appare tutta piatta. Vivo in funzione del video gioco, della chat, del Grande fratello o della mia telenovela preferita. Amo la vita solo alla luce e all’interno dei quell’attività che sospende il contatto reale con il mio corpo e la mia vita quotidiana. In questo senso il talento, l’attività piacevole virtuale crea dipendenza. Non riesco più a immaginarmi la mia vita senza quest’attività. Perciò il talento virtuale assomiglia al talento re: mi domina e ne sono prigioniero.
Simile al talento virtuale è il talento artificiale. Il talento artificiale è un’attività che mi crea uno strato interiore di totale estraneità alla mia vera persona come l’assunzione di droga  e di alcool in misura esagerata. Farsi la canna e ubriacarsi sono azioni piacevoli che mi portano in una percezione piacevole di me stesso e perciò sono “pseudo talenti”. Scimmiottano i veri talenti mi dicono: “Se mi fumi, se mi bevi, ti realizza, sei felice”. Non mi dice che devo pagare il suo esercizio con il prezzo della mia libertà. I talenti artificiali provocano effetti simili ai talenti virtuali: mi fanno apparire la vita quotidiana schifosa, noiosa, monotona e dipendo dal talento artificiale.

Le tre luci universali che illuminano l’essere di ogni persona umana

Il modo di presentare me stesso a me stesso da parte dei miei genitori, della scuola, della televisione, delle riviste, degli amici, delle amiche e di altri fonti nelle quali desidero specchiarmi possono essere la luce nella quale accetto o rifiuto il mio essere e le mie capacità.
Esiste però una triplice luce che rivela in modo particolare il come siamo chiamati a considerare e valutare l’essere delle nostre persone e delle nostre azioni: l’innamoramento, la vita erotica, i primi mesi della nostra vita.

L’innamoramento

La persona che vive l’innamoramento coglie la persona amata in una nuova luce, con occhi anche fisicamente nuovi, luminosi e commossi. La caratteristica principale della luce dell’innamoramento consiste nel farmi apparire la persona amata amabile, desiderabile e degna di gioia in tutte le sue manifestazioni. Mi incanta la sua bellezza nella sua corporeità e nella sua quotidianità. La sua presenza fisica mi infonde gioia, pace e benessere fisico, psichico e spirituale. Come ammiro e celebro la sua persona nel suo corpo così la porto dentro di me:

Marco Carta “La forza mia”

Aprire gli occhi e ritrovarti qui
E’ come aprire una finestra al sole
E’ l’emozione del salto nel vuoto che mi porta da te
Aprire gli occhi e ritrovarti qui
E’ risvegliarsi mani nelle mani
E’ un bacio ad acqua salata che ancora più sete di te mi da
Quando tutto sembrava ormai spento
Nel mio mondo cercavo te

Quando tutto sembrava finito guardando il fondo
Invece ho sentito che
Tu sarai la forza mia
La mia strada il mio domani
Il mio sole la pioggia
Il fuoco e l’acqua dove io mi tufferò
Tu sarai la forza mia
Il mio gancio in mezzo al cielo
Il colpo al cuore

All’improvviso dentro me
Dentro me


Aprire gli occhi e ritrovarti qui
Lasciarsi andare sotto il temporale
Sentire come mi manca il respiro
Se i tuoi occhi accendono i miei
Quando tutto sembrava ormai spento
Nel mio mondo volevo te
Quando tutto sembrava sbiadito
Toccando il fondo invece ho sentito che
Tu sarai la forza mia

La mia strada il mio domani
Il mio sole e la pioggia
Il fuoco e la goccia dove io mi tufferò
Tu sarai la forza mia
Il mio gancio in mezzo al cielo
Il colpo al cuore
Il paradiso dentro me
Il mio gancio in mezzo al cielo
Il colpo al cuore

Il paradiso dentro me
Dentro me

Tu sarai la forza mia
Tu sarai la forza mia
Tu sarai la forza mia

Tu sarai la forza mia dentro me
Dentro me

In questa luce sono anche il naturale e convinto tifoso dei talenti della persona di cui sono innamorato e ho una particolare capacità di cogliere nella persona amata i suoi talenti.
Questa esperienza è un’esperienza universale di tutta l’umanità di tutti i popoli e di tutti tempi. Perciò possiamo dire che svela l’amabilità originale dell’essere della persona umana nella sua corporeità e quotidianità e della riconoscibilità e realizzabilità dei suoi talenti. Ognuno di noi è in grado di suscitare questi sentimenti d’amore in qualcuno altro.
Perciò si tratta di una mia verità fondamentale alla quale sono chiamato dall’esperienza universale e millenaria dell’umanità a educarmi, vale a dire di portarmi dentro di me in modo amabile nella mia corporeità e nella mia quotidianità, nel mio essere e nel mio agire.
           
L’esperienza erotica

Un’altra esperienza universale e millenaria dell’umanità conferma quanto l’innamoramento ci rivela sull’amabilità incantevole dell’essere e dell’agire delle nostre persone. L’esperienza erotica intesa come espressione d’amore come dice la stessa parola “erotica” (appartenente all’amore) conferma e concretizza quanto l’innamoramento annuncia e inizia: la persona amata è degna d’essere amata, baciata e accarezzata in tutto il suo corpo. Così esprimo e rivelo che la sua vita intera, tutto quanto compie con le sue membra e i suoi sensi per me è degno d’essere celebrato con i miei gesti e le mie parole d’amore (prescindo in questo contesto laico dalla centralità della volontà di donarsi la vita intera e del ruolo straordinario di Dio nella vita sessuale ma sottolineo che per cogliere le implicazioni profonde di questa esperienza non sene può fare a meno in quanto Dio è il vero e indistruttibile inventore e garante dell’amabilità incondizionata del nostro essere e del nostro agire).
Di nuovo ci troviamo di fronte a una verità che caratterizza l’umanità intera per ciò è molto autorevole, ci rivela l’amabilità oggettiva della persona umana nella sua concretezza fisica e si manifesta fonte di intima gioia.

I primi mesi della nostra vita

I nostri primi mesi di vita confermano le due esperienze precedenti. L’accoglienza che ci fanno i nostri genitori o chi per loro è di nuovo di incanto per tutto il nostro essere e agire nella loro corporeità specifica. Tutto di me è baciabile, lodevole e piacevole, dai capelli fino ai piedi. Le parole e i gesti dei nostri genitori sono di totale promozione del nostro essere in tutti dettagli e nella sua globalità.
no sguardo nei nostri nuclei cellulari ci rivela che ogni Dna, centrale di comando di ogni cellula umana, è strutturato in modo nuziale in quanto intreccio sponsale dei geni paterni e materni. Quanto l’esperienza erotica rivela diventa nel Dna principio vivificante di tutto l’organismo. Ogni membro, ogni senso, ogni organo è perciò strutturato a modo dell’amore nuziale che dice l’amabilità realizzante e gioiosa di tutto l’essere e agire della persona in tutte le sue parti e nelle sue azioni. Il nostro codice genetico manifesta l’amore che si attua nell’esperienza erotica come chiave d’interpretazione e di realizzazione della persona umana.
Se il nostro Dna è programmato dall’amore il nostro essere si svela solo a chi lo guarda nella luce dell’amore, ma alla luce di quell’amore che si attua nell’unione intima che da origine al Dna.

La luce dell’amore di me stesso/a come chiave per la mia esistenza

A questo punto può entrare in gioco l’autoeducazione. Un passo centrale nella maturazione personale è la presa di coscienza che io possa influire sulla percezione di me stesso, che io posso plasmare l’immagine di me stesso, anzi che comunque sono sempre io a decidere come mi considero affidandomi a autorità da me scelte e venerate.
La testimonianza internazionale, interculturale e plurimillenaria dell’amabilità incondizionata dell’essere e delle azioni della persona umana nella sua concretezza corporea e quotidiana ha bisogno di essere scelta consapevolmente e posso cominciare quotidianamente a guardarmi in questa luce.

I talenti fondanti

Ora siamo pronti a occuparci dei nostri talenti. Il talento è l'inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività.
Quale è il significato delle nostre attività, vale a dire di un nostro tipico modo di agire? L’agire ha un duplice senso profondo: mi rivela a me stesso e mi realizza! Per esempio: mangiando mi rivelo la capacità di poter darmi io stesso la vita, di poter essere io stesso il motivo del mio esistere giorno dopo giorno. L’atto del mangiare mi rivela perciò di me stesso un aspetto grandioso: ho il poter di darmi giorno dopo giorno la vita. Allo stesso momento l’atto del mangiare mi realizza. Cresco ogni giorno grazie a quanto mangio, il mio corpo, la mia psiche il mio spirito si sviluppano perché l’energia che io li comunico li permette di crescere.
Queste due caratteristiche dell’agire sono di capitale importanza: chi non ne è cosciente agisce a valvola o in modo meccanico, senza il gusto e la consapevolezza di conoscersi e di realizzarsi attraverso le proprie azioni.
            Tenendo conto di questi due aspetti straordinari del mio agire posso cogliere in ogni azione che compio il suo significato e ciò che mi fa realizzare. In questo modo riesco ad interpretare e progettare in modo consapevole, libero e gioioso la mia vita. Allo stesso modo comincio a percepire le mie azioni mie, mi diventano amiche e familiari, le personalizzo e loro mi personalizzano, aumenta la percezione della mia capacità di cogliere il significato delle cose e la percezione della mia unità interiore come forza vitale luminosa e gioiosa.
            I talenti sono capacità d’azioni speciali. In senso largo ogni attività che contribuisce alla manifestazione e realizzazione della mia persona è un talento. Possiamo distinguere tra talenti fondanti e talenti personalizzanti.
            Talenti fondanti sono tutte quelle attività che sono necessarie per poter essere un uomo o una donna: mangiare, bere, digerire, dormire, pensare, volere, sentire, vestirsi, conoscere, leggere, scrivere, per chi crede pregare, fare sport, camminare, guardare, ascoltare, parlare, ecc.. E’ di fondamentale importanza di poter apprezzare ed amare questi talenti fondanti in quanto coscienti di ciò che mi rivelano di me e di ciò che realizzano di me. Se abbiamo una debole consapevolezza di questi talenti fondanti ci sfuggono le fondamenta della nostra vita e la vita ci si presenta molto enigmatica, superficiale, noiosa, schifosa, priva di senso ecc.

I talenti personalizzanti

Abbracciati e fondati nel nostro essere e nei talenti fondanti scopriamo dentro di noi i nostri talenti personali e personalizzanti, vale a dire attività che ci piacciono particolarmente, che o riusciamo a realizzare molto bene o potremmo realizzare molto bene se vi ci applicassimo.
Ne elenco solo alcuni: Ballare, cantare, organizzare, intrattenere, dipingere, lavorare al computer, passione per la meccanica, per il lavoro in campagna, interesse forte per gli animali, sensibilità per tutte le caratteristiche del tempo, per le lingue, per l’impegno sociale, amore verso il cucinare, progettare case, desiderio di viaggiare, suonare uno strumento, amore per gli alpini, inclinazione verso il design, la moda, la grafica, la casa, l’educazione dei figli, andare a vela ecc.
Ognuno di questi talenti per chi li possiede attua quanto abbiamo visto sopra come identi-kid del talento:

  • azione amata, desiderata,
  • fonte di gioia,
  • nella quale mi trovo a mio agio,
  • che compio volentieri,
  • nella quale mi piaccio,
  • che mi fa conoscere me stesso 
  • che mi realizza,
  • che ricordo volentieri,
  • che mi rende la vita amabile e piacevole,
  • che mi permette di stare in una buona relazione con me stesso e con gli altri che immagino con piacere

A partire da queste caratteristiche possiamo attribuire al talento una caratteristica che normalmente si trascura del tutto: il talento prima di tutto mi rivela e mi fa sperimentare la piacevolezza di una mia attività personale. Il talento mi permette di far esperienza della mia vita sotto una luce del tutto particolare: Mi piaccio quando mi immergo in quell’attività, sono volentieri me stesso/a quando dipingo, lavoro al computer o studio le ricette. Il talento diventa così, in sintonia con la triplice luce universale che svela la mia amabilità, una porta privilegiata per conoscermi e per amarmi. Per poter realizzare questo aggiornamento della mia percezione della mia vita intera alla percezione positiva del mio talento devo però compiere un’azione, un giudizio particolarmente coraggioso e liberante: Valutare la mia vita alla luce del mio talento o non il talento alla luce della mia vita se percepisco la mia vita poco luminosa e piacevole. Il piacere del talento mi è messaggero fidato dell’intelligibilità e della realizzabilità della mia vita.
Questo passo della promozione del talento a luce per la percezione di tutta la mia vita mi pare di particolare importanza perché mi libera da eventuali condizionamenti in rapporto alla realizzazione dello stesso talento. Nello stesso momento evito così di assolutizzare il mio talento (talento re) perché lo colgo nell’insieme della bontà della mia vita e di sottovalutarlo (talento ombra) perché gli riconosco la capacità di rivelarmi a me e di realizzarmi.

Il talento più realizzante o il talento lampeggiante

Normalmente scopriamo in noi diversi talenti, vale a dire diverse attività che compiamo con molto piacere e che ci riescono abbastanza bene. Ma un talento, un’attività mi abita in modo particolare. Anche se per qualche tempo non mene occupo mi torna in mente, ne sento il desiderio. Mi manca. Potrebbe essere il talento che svela la forma della mia vita che un giorno potrebbe diventare la mia attività principale.
Come ne posso verificare l’autenticità? Se dura. Se in essa mi ritrovo. Se mi da gioia. Se sono disposto/a a sudare parecchio per realizzarlo.
Il mio talento perciò mi è particolarmente amico, amico intimo, che prima mi invita a far amicizia con il mio essere, il mio agire, le mie emozioni e sentimenti che rendono possibile la gioia del talento e poi mi svela la via della mia realizzazione pian piano con delicatezza.
Ma per la scoperta dei propri talenti ci vuole un’apertura di 360°. Ecco il senso della famiglia, degli amici, dei viaggi, delle letture, del cinema, della scuola, ecc.. Nella misura in cui riesco a personalizzare queste istituzioni come personalizzo il mio talento, il mio essere, le mie azioni e sentimenti potrò attingere a una sempre più vasta gamma di possibili rivelatori dei miei talenti forse ancora nascosti.

Consapevolizzazione e valorizzazione quotidiana dei miei talenti

Sia i nostri talenti fondanti sia i nostri talenti personali hanno bisogno di una personalizzazione quotidiana. Ogni giorno per qualche minuto conviene ricordare o immaginare le azioni principali della giornata che sta per iniziare o che è in corso o che si sta per concludere. Ho la possibilità di immaginarmi le azioni compiute o da compiere nella mia mente in un posto tranquillo della casa per dirmi il loro significato e il loro valore per poterne gioire e dirmi bene la contentezza per la loro realizzazione. Per potermi identificare bene con le mie azioni quotidiane conviene dirsi bene che sono le MIE azioni attraverso conosco un nuovo aspetto della mia persona e attraverso le aule si realizza un aspetto della mia persona. Così favorisco la percezione piacevo ledi poter abitare le mia azioni e le emozioni collegate. Così scopro sempre di più il mio essere casa mia. Di fatto i nostri pensieri e parole rivolti a noi stessi hanno un potere auto generanti auto promovente. Trascurare questi atti fondamentali per la mia interpretazione e autorealizzazione implica la graduale perdita del contatto con il mio essere, la mia vita quotidiana e le mie azioni con conseguente percezione di insoddisfazione, frustrazione, stress fino alla depressione.

I talenti dei nostri figli

Se mi sono sensibilizzato nel modo appena descritto per la mia vita e i miei talenti sperimenterò sempre di più il mio essere, il mio parlare, sentire e agire “abitabile”, vale a dire mi sento a mio agio in ciò che sono , penso, voglio, dico e faccio. Di fatto si dice non mi ritrovo in questo pensiero o in quelle patole, o in quei sentimenti o in quelle azioni. “Ri-trovarsi in” significa che questo pensiero, parola, sentimento, azione, relazione mi può essere casa o anche no. Con altre parole avverto se certe espressioni verbali, di pensiero, di sentimento e di azione sono in sintonia con il mio essere o meno. Questa consapevolizzazione è fondamentale per poter vivere le relazioni nuziali e famigliari in modo coerente.
Nella relazione con il coniuge infatti scopro che non solo er me certe espressioni verbali o azioni di altre persone per me non sono abitabili ma che anche il mio modo di pensare, parlare, sentire, agire può causare al mio coniuge lo stesso effetto: non vi si ri-trova. Percepisce il suo essere escluso dalle mie parole , dalla mia memoria, dalla mia azione.
Ecco la grandezza delle relazioni coniugali: mi rivelano che il mio pensare, volere, sentire, immaginare, agire è abitabile per due, per me e il coniuge. Questa è l’attuazione mirabile di quel fenomeno che sta alla radice delle nozze: l’amore.
Quanto vale per i coniugi vale in un modo ancora superiore per i figli. La loro realizzazione dipende in buona parte da come io li porto nella mia memoria, nella mia fantasia, nel mio cuore, nella mia mente, nelle mie parole e nelle mie azioni e relazioni. In questo modo medio tra l’essere dei figli e la percezione , interpretazione e realizzazione che ne sviluppano. Riconoscersi questo potere generante o degenerante a tutti i livelli dellamia persona è fondamentale per il genitore e per i figli.
I miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, le mie mani e i miei piedi sono perciò costantemente fonte di vita e di non vita per i nostri figli. Credo che prendere atto di questa verità genitoriale e aderirvi con gioia, stupore, intelligenza, amore e costanza quotidiana è una delle realizzazioni umane più appagante e più realizzante con degli effetti benefici per i figli che non possono sostituire le figure genitoriali (tutto questo vale in uguale misura per i genitori adottivi) con nessun altro.

“Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo d mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.” (Codice civile italiano Art. 147 Doveri verso i figli)

Chi in Italia si sposa sia in Chiesa che in Comune promette di mettere in pratica queste parole splendide.
“Mantenere, istruire ed educare” riguarda la realizzazione dei talenti fondanti dei propri figli. “Tenendo conto” vuol dire “alla luce di” che cosa deve avvenire tutto il processo educativo, vale a dire alla luce dei loro talenti personali: “capacità, inclinazione naturale e aspirazione.” Particolarmente interessante è l’espressione “aspirazione” che significa l’interpretazione personale che il figlio dà delle sue capacità e inclinazioni naturali da rispettare dai propri genitori!
Ora si tratterebbe di applicare ai figli quanto nella prima parte abbiamo visto come centrale per la scoperta dei propri talenti.

Quando penso alla mia vita qual è la percezione predominante? Che penso del mio essere e del mio agire?

Ritengo che la mia vita abbia un senso? Perché si perché no?

Posso nominare qualche mio talento?

Come cura l’ammirazione e l’amore dell’essere dei nostri figli?

Quali sono i talenti dei nostri figli?

Come porto i talenti de nostri figli nella mia mente, fantasia, memoria, parola o azione?

 
             
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